Yoga dalle origini,
Un’ incontro per conoscere la storia evolutiva di un’antica disciplina, che mutando nel tempo e nei luoghi, viene facilmente agganciata ad altre cose.
Lo Yoga non è una cosa, questo è il punto di partenza che apre un teatro che si svolge tra fascino e disincanto della filosofia orientale.
L’antetisi è l’unico itinerario che potrebbe inserirci in atmosfere sottili, che raggiungono canali riservati (quali i pensieri puri, insieme alle azioni) in breve, un’esamina della forma, quella che assumiamo, perchè determinerebbe in qualche modo l’andamento della nostra salute.
Aprire e rileggere i testi, la propria biografia, sono elementi dimostrativi del moto, di cosa potrebbe cambiare. Il tempo di riflessione, di ascolto, sono protagonisti fondamentali perchè si possano sviluppare dei veri e propri laboratori esperenziali. Siamo sicuri di ascoltare bene?
Lo Yoga và conosciuto nella sua storia, da riferimenti etnografici, culturali e religiosi per non rischiare di cadere nelle solite sciamandure, cinematografiche, circensi.
Antichi trattati un tempo segreti, descrivono il metodo Yoga come una disciplina appunto riservata, un percorso di rinuncia, devozionale Raja Yoga, mentre lo Hatha Yoga, la parte fisica, seguita con altre conoscite forme di YOGA, si è sviluppata in epoca più moderna, rimane una proposta di sistema propedeutico all’ascetismo.
La confusione sincretica data da diverse influenze culturali e religiose, venne in qualche modo segnata dalla conosciuta raccolta di Patanjali.
Dove si discute dello Yoga, di altri metodi e soprattutto di Nirodha, il discernimento.Lo stingimento. L’annullamento degli stimoli sensoriali.
Quindi se lo Yoga viene descritto in uno stato, forma di completa stabilità, comoda, se il corpo e la mente sono uniti, cioè la stessa cosa, se tutti i sensi sono silenti, come mai alcuni Yoga necessitano di così tante asana? Siamo sicuri che quello che stiamo facendo si possa davvero considerare Yoga?
I Questo è il capitolo introduttivo della parte teorica, per la pratica dipende, dalle esigenze del gruppo che sono l’unico dettaglio necessario per ritrovarsi in Armonia. L’Ascolto. Le sequenze vengono praticate per aquisire memorie, motorie e posturali, e non solo. Altri supporti quali il suono degli strumenti ( mantra, Hand Pan, cavità tibetane, gong) sono coreografie che accompagnano all’armonia multisensoriale. Altre perle sono i riflessi e le sfumature che si creano tra i pertecipanti, che si ritrovano in una costellazione Magica, priva da interferenze. Selettiva. Quindi per molti ma non tutti. Benvenute anche le note stonate, le raddrizzeremo subito. Come nello strumento a volte ritornano, per altre non c’è metodo che valga. Se manca l’ascolto non è disciplina.
La disciplina
comincia nel rispettare le regole, accordarsi, con una chiave di sol magari, dal cuore, invece chi fugge, fugge dalla vita. Ce ne parla da secoli anche la filosofia, psicologia , neuroscenze, il rispetto è l’elemento determinante che sostiene la scena.
Personalmente mi ritrovo a riflettere in questo testo, sugli effetti di questo articolo, l’idea sarebbe quella di stimolare un dialogo costruttivo nel rispetto della natura.
L’occasione di fermarsi e porsi delle domande, come ad esempio dove stiamo andando a finire?
Se hai letto tutto l’articolo, ti affascina questo tipo di Filosofia, capirai che è il frutto di molta ricerca preziosa, per dare un corretto valore alle cose, portare armonia, perchè per donare è il moto che potrebbe colorare, il mondo.
Ricordiamoci che la condivisione è un moto divulgativo importante per la nostra evoluzione.
Ringrazio armonica-mente tutti i Praticanti.
Grazie Maura
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